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Filosofia del progetto e obiettivi
Il progetto VAT si inserisce nel punto 3 “Scienze e tecnologie per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali” dell’avviso pubblico riguardante l’erogazione di contributi a progetti di ricerca fondamentale realizzati in Toscana da organismi di ricerca pubblici, ed è in particolare volto allo studio dei fenomeni di degrado dei tessili storici, allo scopo di sviluppare conoscenze utili alla conservazione e alla valorizzazione dei medesimi sul territorio della Toscana.

Il progetto si propone di coinvolgere enti di ricerca e luoghi di cultura (Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, CNR di Pisa, Opificio delle Pietre Dure di Firenze e altri Musei e Centri di restauro e conservazione) presenti sul territorio toscano in un progetto che intende utilizzare in sinergia i metodi teorici e applicati più avanzati per approfondire le conoscenze chimico-fisiche sui fenomeni di degrado dei tessili storici, in particolare in relazione all’utilizzo di alcuni coloranti naturali neri a base di tannini con mordenti a base di ferro. I tannini sono coloranti organici naturali ricavabili dalle cortecce, foglie e frutti di alcuni alberi e dalle noci di galla, e sono utilizzati sin da tempi antichissimi per tingere in nero, con mordenzatura a base di ferro (il cromoforo principale è l’acido gallico). Plinio nomina la noce di galla come colorante nero in combinazione con il ferro, cosi come Dioscoride; il tessuto più antico in cui siano stati identificati tannini proviene dal sito di Ak-Alakha (sud Siberia) e risale addirittura al IV secolo a.C..

Importanti fenomeni di degrado connessi all’uso di tannini con mordente a base di ferro per la tintura sono osservabili in tutti i tessili che presentano colorazioni nere, a partire dai grandi arazzi del XV-XVIII secolo, fino ad arrivare ai tessili storici quali vesti e paramenti sacri. Il degrado da tannini provoca vaste lacune nel substrato tessile, mettendo a repentaglio la leggibilità e fruibilità dei manufatti e, nei casi più gravi, anche la loro stessa integrità [1]. Degrado da tannini è stato osservato ad esempio negli arazzi della prestigiosa serie di venti pezzi, interamente sopravvissuta, raffigurante le Storie di Giuseppe Ebreo, tessute per incarico di Cosimo I dei Medici nella manifattura granducale alla metà del XVI secolo dagli arazzieri Niccola Karcher e Giovanni Rost su cartoni forniti da Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo, Francesco Salviati. Parte degli arazzi ha dimorato a Palazzo Vecchio nella Sala dei Duecento fino al 1983, quando fu dato intrapreso il loro restauro, in via di conclusione [2]. Fenomeni simili si possono osservare su carta, a opera degli inchiostri ferro-gallici [3]. Le cause del degrado della carta sono state ampiamente studiate nel corso di progetti europei (ad esempio il Progetto INKCOR finanziato all’interno dell’FP5, il progetto MIP, il progetto PaperTreat finanziato all’interno dell’FP6), e hanno portato alla definizione di protocolli di conservazione e restauro atti a minimizzare il degrado dei manoscritti [4].

D’altra parte, l’interesse finora mostrato dalla comunità scientifica nei confronti dei materiali tessili soggetti a una tipologia di degrado assai simile, legata all’uso di tannini, ma con sue peculiarità, è stato inferiore rispetto a quello dedicato ad altri tipi di supporto.
Un progetto europeo relativamente recente, Monitoring of Damage to Historic Tapestries (MODHT), si è interessato del monitoraggio dello stato conservativo degli arazzi del XVI e XVII secolo. L’interesse della ricerca si è però soffermato sullo studio di coloranti non tanninici (flavonoici, antrachinonici e indigoidi), i quali presentano fenomeni di sbiadimento, ma la cui presenza non sembra alterare significativamente il substrato tessile [5]. Solo studi isolati si sono interessati della caratterizzazione, del restauro e del consolidamento dei tessili tinti con tannini ([6], [7]), ma in nessuno di questi casi è stato effettuato uno studio sistematico volto a chiarire l’esatta natura dei fenomeni sottostanti al degrado.
 
Il progetto VAT prende l’avvio dalla convinzione che i tessili e gli arazzi, seppur considerati arti minori, rivestano un interesse culturale, ma anche socio-economico, da non sottovalutare, e che essi costituiscano una percentuale enorme del patrimonio culturale italiano, e in particolare della Regione Toscana. Si ricordi che la manifattura arazziera Fiorentina ha conteso per secoli il primato in Europa alle manifatture Fiamminghe; le collezioni del Museo del Tessuto di Prato e di Lucca testimoniano la vastità della produzione di tessili nella nostra Regione fino a tempi molto recenti, sia per quanto riguarda gli oggetti di uso quotidiano che la manifattura di elevatissimo valore artistico. A conferma dell’importanza di questi materiali tra i Beni Culturali, basti ricordare l’esistenza di settori specifici del Restauro di Arazzi e Tessili all’interno del polo di eccellenza costituito dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

Questo progetto si propone precipuamente di colmare la lacuna sulle conoscenze dei fenomeni di degrado dei tessili in presenza di coloranti a base di tannini, se il mordente è a base di ferro. Oltre alla ricerca di base chimico-fisica e teorica necessaria per lo studio sistemtico di questi materiali, il progetto prevede anche un apporto significativo alle pratiche di conservazione e prevenzione del degrado, tramite l’elaborazione di protocolli atti a minimizzare la degradazione di oggetti di elevato valore storico-artistico, da applicare in laboratorio e poi eventualmente testare presso i laboratori scientifico e di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure. I proponenti saranno coinvolti in un progetto poli-disciplinare, in cui le competenze specifiche di ciascun soggetto andranno a confluire nella creazione di un modello olistico per la comprensione dei fenomeni in esame.

Per comprendere a fondo i processi di degrado è fondamentale studiare le caratteristiche chimico fisiche e le interazioni tra i materiali, caratterizzare i prodotti di degrado e razionalizzare i cammini di reazione che portano a questi ultimi. Nel corso del progetto di ricerca, in particolare, si studieranno le interazioni tra i coloranti estratti dai tannini, il mordente a base di ferro necessario per garantire una colorazione nera, e il supporto tessile (in particolare si studieranno i materiali proteici, ossia seta e lana).

Gli obiettivi della ricerca si snodano in più fasi. In un primo tempo, saranno raccolti dati basandosi sulla ricerca teorica (metodologie di Molecular Modeling) e in parallelo sull’applicazione di procedure analitiche ottimizzate (cromatografia, spettrometria di massa, colorimetria, LIBS, Imaging Multispettrale) a campioni di riferimento, anche sottoposti a invecchiamento accelerato. Si produrrà inoltre un protocollo analitico volto alla valutazione del degrado di un tessuto. I risultati teorici saranno confrontati con i risultati analitici; da tale confronto scaturirà un modello dei fenomeni di degrado dei materiali studiati. La prima valutazione intermedia della qualità dei risultati avverrà tramite confronto dei dati teorici e sperimentali.
I risultati saranno inoltre applicati allo studio e all’analisi di campioni provenienti da arazzi storici e tessili di interesse storico-artistico, selezionati di concerto con gli esperti di settore. La seconda valutazione intermedia avverrà in questo momento e sarà volta a verificare la corrispondenza tra il modello sviluppato a partire dallo studio teorico e dall’analisi dei riferimenti rispetto ai risultati ottenuti su campioni storici.
L’ultimo passaggio del progetto prevede lo studio di materiali innovativi e soprattutto la valutazione di procedure per il consolidamento dei tessuti antichi e per la prevenzione dei processi di degrado. Al termine del progetto sarà proposto un protocollo conservativo, che sarà anche testato in laboratorio con la collaborazione dei restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure.

Riassumendo, il prodotto finale della ricerca sarà un modello del processo di invecchiamento e degrado delle fibre e dei tannini in presenza di mordente a base di ferro, e lo sviluppo di un protocollo conservativo. Lo studio permetterà di fornire a Musei e Collezioni private nuovi strumenti per la conservazione e il restauro di tessili antichi tinti in nero. In quest’ottica, VAT può essere considerato un progetto pilota, i cui risultati potranno essere in tempi successivi utilizzati come punto di partenza per lo sviluppo di un protocollo generale per il consolidamento dei tessili degradati, quali ad esempio quelli reperiti in contesti archeologici, che possono aver subito pesanti alterazioni dovuti all’ambiente di conservazione (presenza di sali, elevata umidità relativa, batteri, etc.).

Gli obiettivi specifici da raggiungere possono essere riassunti come segue:
• studio chimico fisico delle proprietà delle molecole e macromolecole in gioco con un approccio combinato di molecular modeling e tecniche spettroscopiche avanzate;
• caratterizzazione di materiali di riferimento (anche invecchiati artificialmente) tramite protocolli analitici innovativi;
• messa in evidenza delle modifiche chimico-fisiche che avvengono nei materiali con il tempo, tramite tecniche colorimetriche e Imaging Multispettrale non invasive, e tecniche analitiche e cromatografiche microdistruttive;
•  creazione di un modello;
• formulazione di ipotesi su trattamenti conservativi atti a rallentare il degrado dei materiali
• verifica dell’efficacia del trattamento;
• disseminazione dei risultati.


Bibliografia
[1] J. Hofenk de Graaf. The colourful past: Origins, chemistry and identification of natural dyestuffs. Abegg-Stiftung an Archetype Publications Ltd., Londra, 2004.
[2] C. Adelson e L. Dolcini. Gli Arazzi Della Sala Dei Duecento: Studi per il Restauro, pp. 97–103. Modena, Firenze, 20 Aprile-30 Giugno, Palazzo Vecchio, Salotta e Sala Delle Bandiere, 1985.
[2] J. Kolar, M. Strlič (Eds.). Iron Gall Inks: On Manufacture, Characterisation, Degradation and Stabilisation. National and University Library, Ljubljana, 2006.
[3] M. Strlič, J. Kolar (Eds.). Ageing and Stabilisation of Paper. National and University Library, Ljubljana, 2005.
[4] D.A. Peggie. The development and application of analytical methods for the identification of dyes on historical textiles. Tesi di Dottorato, Univ. di Edimburgo, 2002.
[5] R.T. Kanawa, G.J. Smith, G.A. Fenton, I.J. Miller e C.L. Dunford. Evaluation of Consolidants for Black Iron Tannate-Dyed Maori Textiles. Dyes in History and Archaeology 21, 2008, pp. 224-229.
[6] Smith G, Te Kanawa R, Miller I, Fenton G, ‘Stabilization of cellulosic textiles decorated with iron-containing dyes’, Dyes in History and Archaeology, 20 (2005), pp. 89-94. 1.2.


Meccanismo di gestione e programma di lavoro
Gli enti coinvolti nel progetto operano da anni nel settore delle scienze chimiche applicate ai beni culturali, nonché nel restauro e nella conservazione dei materiali tessili.
Nell’ambito di questa proposta si applicherà un approccio su tre binari principali: lo studio teorico, la caratterizzazione analitica e l’applicazione delle proposte per la conservazione dei materiali. Snodo fondamentale del progetto sarà la creazione di un modello teorico, secondo un approccio data-driven, che razionalizzi i fenomeni di degrado osservabili per i tessili in presenza di coloranti a base di tannini, con mordenzatura a base di ferro.
La proposta favorirà in primo luogo l’integrazione e lo scambio di informazioni tra gli enti di ricerca coinvolti, ma soprattutto permetterà un approccio olistico alla problematica in esame, la quale come già evidenziato presenta un elevato grado di complessità.
La strategia generale dei work plan prevede dunque in un primo tempo un approccio parallelo ai tre filoni principali di ricerca: lo studio teorico dei materiali, lo sviluppo di metodiche per la loro caratterizzazione chimico-fisica e il reperimento e preparazione di materiali di riferimento. In un secondo tempo, si effettuerà la selezione di campioni antichi di interesse comune ai proponenti e agli utenti finali (ad es., i restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure). Il progetto sarà gestito in modo tale da garantire continui controlli incrociati dei risultati ottenuti in questa prima fase, che dovrebbe portare alla creazione da un lato di modello teorico per lo studio delle proprietà chimico-fisiche dei composti e i materiali stessi e dall’altro di un protocollo analitico atto a caratterizzare i materiali studiati da un punto di vista molecolare. Dal confronto dei risultati emergerà un modello generale del comportamento dei coloranti a base di tannini in matrici tessili a base proteica (lana e seta). Si potrà quindi in un secondo tempo procedere a ipotizzare il meccanismo di degrado degli stessi. Il modello e le ipotesi saranno validati sia tramite misure effettuate su campioni di riferimento sottoposti a invecchiamento accelerato, che attraverso la caratterizzazione di campioni antichi. Se ne otterrà un modello predittivo e un modello a posteriori del fenomeno di degrado. In questa fase, si sfrutterà al massimo la potenzialità dei proponenti a creare reti di conoscenza, per integrare i dati teorici e sperimentali con la conoscenza materica specifica degli esperti del settore del restauro dei tessili e degli arazzi.

Una volta ottenute informazioni affidabili sui processi di degrado subiti dai materiali, si potrà procedere a ipotizzare l’impiego di metodologie per il consolidamento dei tessuti antichi e per la prevenzione dei processi di degrado, che saranno testati anch’essi in collaborazione con esperti del settore.

Il progetto terminerà con una valutazione della correttezza delle metodologie proposte, ancora tramite analisi chimico-fisiche e morfologiche dei materiali trattati.

 
 
 

Figura 1: Diagramma PERT

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ambito disciplinare: Scienze e tecnologie per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali
Par Fas Regione Toscana - Linea di Azione 1.1.a.3

 
 
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