DESCRIZIONE PROGETTO     

 
 

Stato dell’arte

 

Negli ultimi anni lo sviluppo dei metodi di indagine ha consentito di compiere un balzo in avanti nel livello di conoscenze acquisibili mediante analisi non invasive ed invasive su oggetti pertinenti i Beni Culturali. Allo stesso tempo, la cultura umanistica si è arricchita con la trascrizione e la comprensione di antichi testi a contenuto tecnico (Naturalis Historia di Plinio, i papiri Holmiensis e Leydensis, il Mappae Clavicula, Le Compositiones ad Tingenda Musiva, il De Clarea, Il De Coloribus et Artibus Romanorum di Heraclius, il De Diversis Artibus di Teofilo, il Libro dell'Arte del Cennini, le compilazioni del Piccolpasso per la ceramica,del Neri per i vetri, dell'Alessio Piemontese per tinture, pitture, medicinali, cosmetici, etc). Unguenti, profumi, cosmetici e medicamenti hanno da sempre avuto un ruolo importante sia per le proprietà terapeutiche o cosmetiche, sia per il loro significato rituale, sociale o estetico, ed i riferimenti bibliografici comprovano l'assenza di una netta separazione tra materiali usati per medicamenti, cosmetici e pigmenti in pittura.
Sulla base dei documenti antichi e della moderna cosmetologia, si può presumere che fin dall’antico Egitto ed in epoca romana gli estratti di piante e sostanze ottenute da animali fossero ingredienti fondamentali nelle ricette di creme, balsami e medicinali. Nonostante siano numerosi i reperti archeologici rinvenuti che potenzialmente contenevano tali materiali, come unguentari e balsamari, pochissime informazioni sono state fino ad ora raccolte sulla composizione e l’origine di questi preparati.
L’archeologia vesuviana ha fatto emergere fondamentali questioni di natura interdisciplinare riguardante il contenuto dei recipienti in vetro nei contesti di scavo di Pompei ed Ercolano: in Campania già dal II secolo a.C. sono attestate colture specializzate in fiori e piante aromatiche per la produzione di essenze cosmetiche, balsamiche e medicamentose.
L’intersezione tra ricerca scientifica e umanistica permetterà di ottenere riscontri delle ricette proposte e dei materiali citati: una ricerca mirata sui materiali conservati nei numerosi Musei ed Istituzioni Culturali del nostro paese può portare luce sulle conoscenze tecnologiche acquisite nelle arti cosmetica, pittorica, tintoria e medica in un periodo che va dall’antico Egitto, all’Età Classica, fino all'inizio del Rinascimento. Anche se lo studio di minerali e pigmenti nella preparazione di cosmetici antichi è stato oggetto di diverse ricerche, molto poco è noto sui materiali organici utilizzati nella preparazione di prodotti farmaceutici e cosmetici. I lavori svolti mettono in evidenza la presenza di resine naturali , di estratti di piante, di oli e grassi animale e vegetali, ma in alcuni casi i risultati analitici non sono stati supportati da riscontri dell’efficacia delle procedure analitiche su adeguati materiali di riferimento. L’identificazione dei materiali organici naturali antichi è particolarmente problematica poiché le sostanze originali sono complesse miscele di numerose specie organiche. La loro composizione chimica veniva inoltre alterata dall’azione dell’uomo prima e/o durante l’uso, che prevedeva la miscelazione con altre sostanze, il riscaldamento e altri trattamenti, inclusi processi di tipo distillazione o pirolisi come quelli utilizzati per produrre peci e catrami da resine o legno, il cui uso è comprovato già a partire dal neolitico. A queste trasformazioni si aggiungono quelle che avvengono durante l’invecchiamento e che sono profondamente influenzate dalle condizioni ambientali in cui l’oggetto viene a trovarsi nel corso dei secoli.

 
 
 

Obiettivi

 

La ricerca proposta sarà diretta allo sviluppo e implementazione di tecniche analitiche per la caratteriz-zazione di materiali organici rinvenuti in associazione a oggetti antichi (fino al XV secolo circa), alla loro validazione tramite materiali di riferimento e all’applicazione di tali procedure a residui organici associati a reperti di diversa epoca e provenienza quali contenitori ceramici e/o in vetro, utensili, e manufatti pittorici. Lo scopo è quello di indagare e studiare le preparazioni utilizzate come farmaci, come cosmetici, come materiali per pittura e tintura nell’antichità. Particolare attenzione verrà posta verso quei materiali che sottoposti a differenti processi tecnologici hanno portato a prodotti con diversa funzione d’uso: ad esempio, la porpora poteva diventare un pigmento per la pittura, il colorante di stoffe preziose, l’ingrediente di cosmetici.

La caratterizzazione dei materiali fornirà informazioni necessarie per:
la conoscenza e la catalogazione dei reperti, per il loro restauro e conservazione, e per acquisire informazioni utili a ricostruire tecniche artistiche e artigianali delle società del passato che le hanno prodotte;
per l’acquisizione di importanti parametri atti alla individuazione della provenienza dei materiali e alla ricostruzione delle possibili relazioni di scambio tra popolazioni e rotte commerciali;
contribuire all’organizzazione di allestimenti museali in grado di esporre e rappresentare non solo l’oggetto in sé ma anche l’uso a cui era preposto, la tecnica esecutiva, la descrizione dei materiali costitutivi, con la possibilità di mettere in luce i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo. Infatti, in linea con le recenti tendenze della museologia (i musei si stanno sempre più trasformando da “contenitori” di oggetti e manufatti con valore storico/artistico a “presentatori” del contesto sociale e culturale in cui gli oggetti venivano costruiti o utilizzati), le conoscenze derivate dallo studio chimico dei manufatti permetteranno di approfondire la storia del reperto e di “animarlo” inserendolo in un contesto tecnologico/artigianale di preparazione dell’oggetto e dei materiali che lo costituiscono.

Le diverse unità operative partecipanti contribuiranno con metodologie analitiche diverse che verranno verificate tramite l’analisi di campioni replicati da parte delle varie unità e l’impiego di materiali di riferimento. I reperti archeologici/storico/artistici verranno forniti dalle Soprintendenze Archeologiche, tra cui di particolare interesse sono i materiali provenienti dai siti storici di Ercolano e Pompei, una zona che in epoca romana era specializzata nella produzione di essenze cosmetiche, balsamiche e medicamentose, dal Museo Egizio di Torino, dal Museo Nazionale di Napoli, dal Museo Aboca di San Sepolcro, dal Museo di S. Agostino di Genova, dal Museo di Palazzo Poggi di Bologna.

 

Sala “Antica Spezieria” del Museo Aboca di San Sepolcro.
I vasi provengono dalla Spagna e risalgono al XVIII secolo. www.abocamuseum.it

 
 
 

Descrizione del progetto

 

Il progetto prevede la messa a punto, la validazione e l’applicazione di tecniche analitiche integrate per la caratterizzazione di materiali organici utilizzati nell’antichità come cosmetici, medicinali o materiali per l’arte, la tintura o la pittura.
Queste diverse tipologie di materiali e di reperti sono state prese in considerazione nel loro insieme dal progetto in quanto, in base alla letteratura e ai documenti storici disponibili, sono numerosissime le sostanze organiche naturali che venivano utilizzate in maniera trasversale per numerose preparazioni tra cui quelle sotto indagine.

 

Articolazione dell’attività di ricerca

 
 

La prima fase del progetto (FASE 1) prevede che vengano portate avanti in parallelo la raccolta dei materiali antichi oggetto di indagine nel corso del biennio, lo studio di documenti storici che possono supportarne la caratterizzazione, e la preparazione di adeguati materiali di riferimento.
La selezione e la raccolta dei materiali organici antichi, storici, artistici e archeologici sarà principalmente a carico delle unità operative di Pisa, Modena e Torino in collaborazione con Soprintendenze, Musei ed Enti preposti alla conservazione,. A tale fine, sono già state avviate alcune collaborazioni, mentre altre saranno avviate in futuro, con i seguenti enti:

• il Museo Nazionale di Napoli, la Soprintendenza di Napoli e Caserta e la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Pompei, con cui si prevede di indagare su pigmenti parietali e cosmetici dell'area di Pompei, Oplontis ed Ercolano. Allo stato attuale, le unità di Modena e Pisa dispongono di alcuni campioni di natura organica provenienti da questi siti ed in futuro sarà possibile ottenere campioni di pillole, unguenti, profumi;

• la Soprintendenza Archeologica della Emilia Romagna, con cui è in corso una collaborazione su materiali di epoca romana tra cui residui organici di tipo alimentare, cosmetico e farmacologico;

• il Museo Archeologico di Firenze e la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana con i quali da tempo è stata avviata una collaborazione relativa all’investigazione dei materiali organici rinvenuti in diversi siti archeologici tra cui il sito di San Rossore a Pisa;

• il Museo Egizio di Torino, in cui sono conservate preziose testimonianze dell’avanzamento delle scienza medicinale e cosmetica nell’Antico Egitto; • l'industria Aboca di Sansepolcro (AR) per lo studio e la riproposta di alcuni formulati cosmetici e/o medicinali. Grazie all’unità di Modena sono già disponibili campioni specifici relativi a collezioni di albarelli contenenti medicinali quali ad esempio l'unguentum colophoniae, oximel zucharinum, unguentum populeon, ecc ;

• il Museo di Palazzo Poggi di Bologna, dove l’unità operativa di Modena ha già potuto campionare frammenti tratti da contenitori della collezione Aldrovandi;

• il Laboratorio scientifico del Metropolitan Museum of Art di New York che potrà mettere a disposizione lacche e coloranti organici antichi. In questa ottica sarà di particolare interesse individuare alcuni reperti tessili antichi presentanti segni evidenti di tinture, e di opere pittoriche con presenza di coloranti di provenienza animale o vegetale o di loro lacche (ad es. il verde vescica e il giallo santo, il margarodes polonica, e il giallo dell'oricello).

La ricerca bibliografica e lo studio di documenti storici e di letteratura per individuare i possibili materiali organici presenti nei reperti in esame sarà principalmente a carico delle unità operative di Modena e Pisa. A supporto di questa parte del progetto è la vasta conoscenza da parte dell' Unità di Modena dei siti archeologici e museali in cui sono custoditi i reperti, in particolare di epoca romana di area italica, e i precedenti studi riguardanti l'analisi dei coloranti utilizzati in antico nel campo pittorico, cosmetico e tintoriale. La ricerca sarà orientata sui testi antichi da Plinio, Ovidio e Dioscuride ed altri autori classici e post-classici per acquisire le informazioni pertinenti la cosmesi, la medicina e le tecniche di preparazione di formulati per estrazione da animali e vegetali di specifici prodotti. Sulla base di questi studi e sull’analisi preliminare di alcuni reperti organici selezionati verranno preparati sia materiali di riferimento (UNIMO) sia specifici prodotti opportunamente sintetizzati (UNIMIB).
La caratterizzazione di residui organici non potrà prescindere dallo studio dei processi degradativi (ossidazione, reticolazione, defunzionalizzazione, deidrogenazione) che coinvolgono i materiali ed un aspetto importante del lavoro sarà rappresentato da prove di invecchiamento artificiale sui materiali puri e sui materiali di riferimento, che simuleranno gli effetti del riscaldamento, delle procedure di preparazione, dell’ossidazione e dell’invecchiamento sui materiali. L’utilizzo di trattamenti di invecchiamento artificiale (UNIMIB, UNIPI) sarà, quindi, un altro aspetto fondamentale della ricerca svolta nel primo periodo del biennio. Le metodologie di invecchiamento utilizzate si baseranno su trattamenti termici e termoigrometrici, esposizione a radiazione luminosa, esposizione ad agenti ossidanti (O3 e NO2/NO3 in combinazione con ossigeno), degrado microbiologico tramite enzimi, ossidazione chimica (es. ossidazione mediante sistemi catalitici metallo-centrati quali metallo-porfirine e basi di Schiff per ossidare selettivamente le posizioni benziliche dei fenoli e polifenoli e coloranti indigoidi; ossidazione mediante trimetiltriossirenio e diossirani per ossidare selettivamente terpeni; reazioni fotochimiche controllate che consentono di simulare le reazioni di aromatizzazioni di cicloeseni).
La FASE 2 prevede di distribuire sia i prodotti sintetizzati da utilizzare come standard che i materiali di riferimento “freschi” e invecchiati alle varie unità in modo tale che ciascuna di essa possa mettere a punto le tecniche analitiche, possa validare le procedure e verificare la presenza di marker molecolari. Questo ultimo punto permetterà di evidenziare e studiare i processi di invecchiamento e trasformazione dei materiali.
Le metodologie analitiche adottate nel progetto comprendono tecniche non invasive ed invasive sia di tipo spettroscopico che di tipo cromatografico con rivelazione in spettrometria di massa. In particolare, come riassunto, verrà valutato sui campioni di riferimento il tipo di informazione fornito da: la spettroscopia di riflettanza diffusa per immagini (Multispectral Imaging, MultisIM), la spettroscopia di fluorescenza per immagini risolta nel tempo (Fluorescence lifetime Imaging, FLIM), la spettroscopia di fluorescenza per immagini risolta in spettro (Multispectral Fluorescence Imaging – MultisFIM), la spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier (FTIR) in trasmissione ed in riflessione totale attenuata (ATR), anche in accoppiamento con la microscopia, la spettroscopia di riflettanza a fibre ottiche (Fiber Optic Reflectance Spectroscopy, FORS), la microscopia elettronica a scansione accoppiata a sonda ai raggi X (ESEM-EDX), la spettroscopia Raman, la risonanza magnetica nucleare allo stato liquido e solido (1H, 13C, 31P NMR), la spettroscopia di risonanza elettronica (EPR), la gas cromatografia–spettrometria di massa (GC-MS), la pirolisi analitica accoppiata alla GC-MS (py-GC-MS) con diversi tipi di derivatizzanti in situ, la pirolisi-spettrometria di massa (direct exposure mass spectrometry, DE-MS, e direct temperature mass spectrometry, DTMS), la cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa (HPLC-MS). L’integrazione in maniera sinergica delle tecniche per immagini di fluorescenza e riflettanza con quelle che prevedono un microprelievo o l’analisi di aree puntiformi dei campioni rende possibile estendere efficacemente all’intera superficie del manufatto i risultati ottenuti con il prelievo di pochi ma rappresentativi campioni.

 

Tecniche analitiche adottate

 
 

La valutazione dei dati ottenuti dalle varie unità (FASE 3) verrà effettuata in maniera integrata mediante una serie di riunioni, in cui verranno discussi dapprima i risultati derivanti da tecniche analitiche analoghe, in modo da ottimizzarne i parametri, e quindi da tecniche analitiche complementari. I risultati saranno utilizzati per la costruzione di data base di spettri infrarossi, Raman, spettri di massa, profili quantitativi e qualitativi, che saranno particolarmente utili nell’interpretazione dei dati ottenuti nell’analisi dei campioni antichi (FASE 4). Nella fase di raccolta, interpretazione e sintesi dei risultati, allo scopo di valutare e rappresentare i dati ottenuti, saranno di ausilio tecniche chemometriche di analisi statistica multivariata quali pattern analysis, (analisi dei cluster, analisi delle componenti principali) e tecniche modellizzazione per la classificazione (SIMCA, LDA) Queste tecniche chemometriche saranno applicate per confrontare in maniera quantitativa campioni per cui sia stata effettuata la misura di più variabili chimiche, o per assegnare identità e/o epoca ad un campione incognito, o integrare le informazioni provenienti da un medesimo campione studiato con più strumenti. costruire, in base a dati raccolti per materiali di riferimento, dei modelli da utilizzare per la identificazione di campioni incogniti.

 

L’insieme dei dati ottenuti permetterà di definire l’importanza diagnostica di ciascuna tecnica presa in considerazione e di definire un protocollo unico di analisi da applicare alle varie tipologie di materiali presi in considerazione. Tale protocollo potrà essere applicato in funzione della complessità dell’ informazione che si vuole ottenere e del problema da affrontare. Ad esempio, se il problema è quello di monitorare la sola variazione di colore di un tessuto in funzione dei parametri ambientali di un museo, sarà sufficiente applicare tecniche non invasive basate su spettroscopia come imaging multispettrale o colorimetria, mentre se si vuole conoscere la composizione chimica ed il processo di degrado associato sarà necessario applicare una serie più complessa di tecniche individuate con il protocollo.
L’analisi di campioni di materiali antichi provenienti da oggetti storici, artistici ed archeologici (FASE 4) verrà essenzialmente condotta nel secondo anno del progetto. In questa fase, in base ai risultati ottenuti, potrà essere ampliata la gamma di materiali di riferimento e dei relativi marker molecolari da sintetizzare ed utilizzare come standard.
L’interpretazione de risultati ottenuti (FASE 5) sarà svolta in stretta collaborazione tra le varie unità operative, ed anche in collaborazione con gli esperti dei musei e degli enti che hanno fornito i campioni, in modo che dalla valutazione interdisciplinare dei risultati della ricerca si ottengano informazioni utili per lo studio, la conoscenza , la conservazione e la musealizzazione dei reperti. A questo scopo si prevede di creare una banca dati contenente per ogni campione analizzato (sia di riferimento che antico) una scheda che riassuma tutte le caratteristiche chimico-fisiche e i dati archeologico/artistico/storico, utili a ricostruire la storia dell’oggetto (uso, funzione, riutilizzo) e del suo contenuto.

 



Contenitore di vetro etichettato come “Oleum hiperici”, nella Farmacia della Real Cartuja de Valldemossa (Palma di Maiorca)

     
     
 
 
 
 
 
     
     
     
 
 

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